
News dal futuro – digital AI personas, la madre di tutte le demo, automobili volanti, Cina orwelliana, terapia genica
Questa settimana nella rubrica di notizie sul futuro di The Future Of parliamo di:
- digital AI personas: avatar digitali dotati di personalità… la nostra
- l’invenzione del mouse ed il modo spettacolare con cui venne presentato nel 1968
- il New Hampshire autorizza le auto volanti a circolare per strada (non a decollare…)
- centinaia di milioni di telecamere, scoring sociale, minoranze racchiuse… Cina dove vai?
- la terapia genica che ha fatto camminare un bambino dalla sedia a rotelle
La startup della settimana: Buildots, Isreale, dati per i cantieri.
digital AI personas automobili volanti Cina orwelliana terapia genica
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Benvenuti o bentornati a The Future Of: questo è lo spazio dei curiosi di futuro.
Io sono Andrea Ferrante e vi racconto le tecnologie, i colpi di genio e le discontinuità che potrebbero diventare grandi e plasmare il modo in cui vivremo domani.
PRIMO SEGNALE DI FUTURO: DIGITAL AI PERSONAS
Da quando la pandemia ha reso gli incontri virtuali un fenomeno comune, il concetto di avatar personale dotato di intelligenza artificiale, in grado di replicare la personalità del suo creatore, sta guadagnando progressivamente interesse.
Nell’ultimo anno le startup che creano esseri virtuali, o persone artificiali alimentate dall’IA, hanno raccolto fino ad oggi oltre 320 milioni di dollari in capitale di rischio.
Questa settimana si è aggiunta alla lista la AI Foundation, che ambiziosamente spera di sviluppare agenti dotati di intelligenza artificiale, “etici” che possano essere addestrati per completare svariati compiti. Un round da 17 milioni di dollari, darà fiato alle casse dell’azienda americana che dispone di una piattaforma che consente agli utenti di creare degli avatar a loro immagine e somiglianza.
La AI Foundation è interessante perché è una impresa con scopi sia commerciali che non profit, con la missione dichiarata di portare “il potere dell’IA a tutti nel mondo in modo che possano partecipare pienamente al futuro“.
Insieme ad altre startup ed anche aziende finanziate da grandi gruppi, come Star Labs che ha ricevuto supporto da Samsung, l’obiettivo è creare quel “metaverse”, che oggi è ancora un’idea, ma vuole essere un universo di mondi virtuali, tutti interconnessi tra loro, dove agenti artificiali rappresentativi di persone vere e comuni potranno interagire tra loro.
REALITY DEFENDER
E per capire come si traduca in pratica l’impegno della AI Foundation verso un’AI etica, bisogna allora raccontare come una proposta che ha raggiunto la produzione è Reality Defender, uno strumento gratuito che scansiona immagini, video e altri media alla ricerca di deep fake e provvede alla segnalazione di casi sospetti. Un tema che sarà nel prossimo futuro sempre più all’ordine del giorno. Basti pensare che la startup olandese di cybersecurity Deeptrace, che è un’autorità in questo campo, ha trovato su internet 14.698 video deep fake nel solo periodo tra giugno e luglio, rispetto ai 7.964 casi rilevati nell’intero 2019.
Questo strumento è un primo passo verso la realizzazione di agenti di intelligenza artificiale che ci possono rappresentare ed eventualmente in futuro agire anche per nostro conto. E’ evidente che se daremo spazio a delle personalità artificiali dovremo essere sicuri che quello che dicono e quello che fanno sia da noi autorizzato e davvero rappresentativo della nostra personalità che l’avatar avrà appreso. Probabilmente arriveremo ad avere delle AI personali certificate e quindi la distinzione tra vero e falso, certificato e non certificato, genuino e fake diventerà un campo straordinariamente importante.
DIGITAL DEEPAK
La AI Foundation ha già realizzato una prima digital AI persona che ha chiamato Digital Deepak, una sorta di alter ego del famoso guru della medicina alternativa Deepak Chopra, per interagire con le persone e fornire qualsiasi informazione sui temi del benessere. Ma l’obiettivo finale è molto più ampio: la piattaforma ha l’ambizione di permette a tutti di creare le proprie IA; estensioni dei proprietari che guardano, parlano e pensano come loro senza sostituire la loro umanità.
Pensando alla mia ultima interazione ieri con il bot di customer service di un famoso sito, al quale faccio una domanda e per tutta risposta mi chiede l’email, mi tengo ancora un pizzico di scetticismo sulle vere possibilità di vedere questa AI personas a breve nella nostra vita, ma si sa, la tecnologia viaggia a passi da gigante.
SECONDO SEGNALE DI FUTURO: LA MADRE DI TUTTE LE DEMO
Per questo secondo segnale di futuro dobbiamo fare un salto nel passato e dedicare questa sezione ad un signore di nome William English che ci ha lasciato alla veneranda età di 91 anni qualche giorno fa. Per gli amici Bill, nel 1968 realizzò per primo il mouse, un oggetto che ancora oggi ci accompagna in infinite giornate lavorative e sessioni di giochi. Ma la storia è emblematica non solo perché fece il mouse, cosa già notevole, ma come lo fece, un esempio di innovazione e visione che ha fatto letteralmente da apripista per molti geni venuti dopo di lui.
Ma andiamo con ordine. Alla fine degli anni ’50, dopo aver lasciato la carriera in Marina, il signor English entrò in un laboratorio di ricerca della California del Nord chiamato Stanford Research Institute, o S.R.I. (ora noto come SRI International). Lì incontrò Douglas Engelbart, un collega ingegnere che sperava di costruire un nuovo tipo di computer.
In un’epoca in cui solo gli specialisti usavano il computer, inserendo e recuperando informazioni attraverso schede perforate, macchine da scrivere e stampe, Engelbart immaginava una macchina che chiunque poteva usare semplicemente manipolando le immagini su uno schermo.
E qui venne in aiuto il nostro protagonista che diede vita a quell’idea, progettando un dispositivo meccanico in grado di spostare un cursore su uno schermo e di eseguire compiti discreti selezionando particolari simboli o immagini.
E fin qui nulla di clamoroso penserete voi. Salvo che William English decise di svelare la sua innovazione in un evento a San Francisco che è diventato noto come “La madre di tutte le demo”.
PRECURSORE
Questo evento nel quale vennero mostrate le prime forme di editing di testi online, videoconferenza e “ipertesto”, oltre che il concetto di link ora utilizzati per navigare le pagine web su internet, diede un assaggio e fece da precursore non solo dei computer desktop e portatili che si sono fatti strada negli anni Ottanta e Novanta, ma anche degli smartphone e dei tablet che sarebbero arrivati più tardi a riempire la nostra vita di tutti i giorni.
Con un amico antennista in una società di telecomunicazioni, posizionò il computer in un laboratorio dell’università a qualche chilometro di distanza, e con un sistema di telecamere e cavi proiettò lo schermo di quel computer nell’auditorium della conferenza e davanti ad una folla entusiasta manovrò il mouse per dare comandi ed istruzioni al computer collegato in remoto.
Il dispositivo consisteva di due meccanismi elettrici, chiamati potenziometri, che tracciavano il movimento di due piccole ruote che si muovevano su una scrivania. Lo chiamarono mouse (topo) per il modo in cui il cursore a video del computer, chiamato CAT (in inglese gatto), sembrava inseguire il percorso del dispositivo.
Che bomba, artigianalità mescolata ad ingegneria, innovazione tecnologica ed un tocco di teatralità per entrare nella storia e restarci ancora oggi, più di 50 anni dopo.
TERZO SEGNALE DI FUTURO: AUTOMOBILI VOLANTI
Le auto che volano restano ancora uno dei grandi sogni tecnologici che abbiamo visto più spesso nei film che nella realtà. Mentre il mondo dell’innovazione del volo alla portata di tutti, sembra in questo momento prevalentemente orientata ai VTOL, cioè i droni che possono compiere un decollo ed un atterraggio verticale, alcuni produttori continuano a lavorare sulla creazione di auto che possano normalmente percorrere le nostre strade, per poi, ad un certo punto dispiegare le ali e decollare.
Nel frattempo lo stato americano del New Hampshire ha fatto una mossa innovativa ed ha dato loro un parziale ok a circolare. Mercoledì, è stata approvata la cosiddetta House Bill 1182, alias “Jetson Bill”, un disegno di legge sui trasporti che include una previsione che rende legali le auto volanti sulle strade pubbliche. Oggi non ce ne sono per le strade, chiariamoci, ma la legge è un gesto simbolico per il futuro.
LEGISLAZIONE RESTRITTIVA
Per essere chiari, la legislazione non permette alle future auto volanti di decollare o atterrare sopra le strade, ma permette loro di operare come un veicolo tradizionale sulle strade pubbliche. In sostanza, permette agli automobilisti / piloti di domani di guidare fino all’aeroporto e poi di decollare verso il cielo. Ovviamente è solo un primo passo, ma sappiamo che per diffondere le tecnologie innovative, spesso bisogna andare per piccoli passi.
Saranno felici Terrafugia acquistata da Geely, Samson Sky ed i tanti operatori (spesso supportati dai grandi gruppi automobilistici mondiali) che stanno sviluppando i loro prototipi e che, saggiamente, stanno lavorando duro e sottotraccia evitando inutili proclami sull’evoluzione della loro tecnologia che è certamente molto molto complessa.
L’ultimo grande aggiornamento proveniva da Skydrive, operatore supportato da Toyota che avrebbe voluto usare un veicolo dimostrativo durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi a Tokyo, ma come sappiamo il covid ha fatto rimandare tutto ed anche per questa chicca siamo destinati a rimanere in attesa.
QUARTO SEGNALE DI FUTURO: CINA ORWELLIANA
Evoluzione digitale, circolazione dei dati e sorveglianza di massa sono temi chiaramente interconnessi. L’intelligenza artificiale uno strumento potente per metterli in collegamento.
Il Presidente cinese Xi ha esposto gli obiettivi dello sviluppo cinese dell’AI, in una serie di discorsi simili a quelli che John F. Kennedy usò per spingere il progresso tecno-scientifico americano verso la conquista della luna. Xi ha detto che vuole che la Cina, entro la fine dell’anno di quest’anno, sia competitiva con i leader mondiali dell’IA, un obiettivo che il Paese ha probabilmente già raggiunto. E vuole che la Cina raggiunga la supremazia dell’IA entro il 2030. Nulla di negativo in sé, salvo che il modo in cui sta avvenendo desta già parecchie preoccupazioni.
Xi vuole costruire un sistema digitale onniveggente di controllo sociale, basato su algoritmi predittivi che identificano in tempo reale i potenziali dissidenti politici.
OBIETTIVI
Da cosa lo vediamo?
La Cina ha già centinaia di milioni di telecamere di sorveglianza. Il governo di Xi spera di ottenere presto una copertura video completa delle principali aree pubbliche. Gran parte dei filmati raccolti dalle telecamere cinesi sono analizzati da algoritmi per minacce alla sicurezza di un tipo o di un altro. Nel prossimo futuro, ogni persona che entra in uno spazio pubblico potrebbe essere identificata, istantaneamente, da un’intelligenza artificiale che la colleghi a un oceano di dati personali, incluse tutte le sue comunicazioni testuali.
All’inizio dell’epidemia di coronavirus, i cittadini cinesi sono stati sottoposti a una forma di valutazione del rischio. Un algoritmo assegnava alle persone un codice colore – verde, giallo o rosso – che determinava la loro capacità di transitare o di entrare negli edifici delle megalopoli cinesi. In un sofisticato sistema digitale di controllo sociale, codici come questi potevano essere usati per assegnare un punteggio anche all’orientamento e quindi alla pericolosità politica di un individuo.
Una versione grezza di tale sistema è già in funzione nel territorio nord-occidentale cinese dello Xinjiang, dove sono stati imprigionati più di un milione di uiguri musulmani, il più grande internamento di una minoranza etnico-religiosa dalla caduta del Terzo Reich.
Ed ovviamente queste tecnologie possono essere facilmente esportate e veicolate (o forse addirittura imposte) ai Paesi sotto l’influenza della Cina, con rischi futuri crescenti.
The Future Of non è certamente un podcast che vuole avere un posizionamento politico di alcun tipo e sicuramente anche le democrazie occidentali hanno sistemi di controllo, anche se apparentemente meno visibili e meno diretti. In ogni caso non è per questi motivi che apprezziamo il progresso tecnologico.
QUINTO SEGNALE DI FUTURO: TERAPIA GENICA
E per parlare della tecnologia che ci piace, vi devo far conoscere Jude Samulski, pioniere della terapia genica e professore di farmacologia alla University of North Carolina School of Medicine. Ancora studente cominciò a lavorare su alcuni virus che, anche se presenti nel corpo umano, non generano né sintomi, né una risposta da parte del sistema immunitario. Ed ebbe l’intuizione che grazie a queste loro caratteristiche, questi virus avrebbero potuto essere convertiti in delle sorte di furgoncini FedEx capaci di trasportare un carico molto particolare, una terapia genica in grado di ripristinare le normali funzionalità dei muscoli in pazienti affetti da malattie rare ed incurabili.
Ma consegnare un gene è più difficile che consegnare un pacchetto. E consegnare il gene che cura la distrofia si è rivelato particolarmente impegnativo. Perché è questo che il suo Team è riuscito ad ottenere dopo 30 anni di ricerche.
Quindici anni fa, la perdita di un giovane paziente durante un test, provocò la fuga degli investitori, dei fondi per la ricerca e del supporto che una simile iniziativa avrebbe dovuto avere per arrivare al successo.
FIDUCIA RIPAGATA
Ma un gruppo non ha mai vacillato: l’Associazione per la Distrofia Muscolare. Che ha fornito al Professor Samulski un grant per ripartire con le sue ricerche e lo ha spinto a creare una vera e propria azienda, in modo che ricerca pura e spinta verso il mercato potessero avanzare insieme. Ma si sa che i tempi della ricerca e quelli del mercato spesso non vanno d’accordo e così Samulski si trovò costretto a vendere i suoi risultati ad un noto colosso farmaceutico, con il quale però sono arrivati finalmente i test sull’uomo e la necessaria spinta verso il paziente finale.
I giornali in questi giorni raccontano la storia di un bambino di 9 anni del Connecticut, che la terapia del Professor Samulski ha letteralmente messo in piedi dalla sedia a rotelle sulla quale era confinato. Ora corre e, se anche nulla potrà restituirgli la parte di muscoli che la malattia si era già “mangiata”, gli è stato regalato un futuro quasi normale.
La ricerca è costellata di imprevisti e fallimenti, ma la resilienza e la tenacia di persone come queste rendono decisamente l’umanità migliore. In attesa magari di un premio Nobel a premiare una vita di sforzi per il prossimo.
LA STARTUP DELLA SETTIMANA: BUILDOTS, DATI PER I CANTIERI
La startup della settimana è l’israeliana Buildots che ha chiuso un round A da 13 milioni di dollari, con un progetto che intende portare dati ed analytics all’interno dei cantieri. Un sistema di telecamere fisse e sui caschi dei lavoratori raccoglie un numero incredibile di dati sull’avanzamento di un cantiere, che una piattaforma software poi analizza con l’occhio che avrebbe un manager o un responsabile dei lavori. Per quanto ogni progetto possa apparire diverso da un altro, e lo è nei fatti, in sostanza invece le attività e le fasi nel mondo dei lavori edili sono un campo piuttosto codificato.
E quindi un dominio relativamente ristretto dove un algoritmo che raccoglie dati sui lavori svolti è in grado di dire dove il progetto sta procedendo più lentamente del previsto, dove le cose sono state fatte in linea o diversamente dal progetto originario e così via. Senza contare che le immagini fanno anche da repository storico degli eventi, del grado di collaborazione tra le squadre o diventano prova di eventuali errori ed omissioni. Insomma un occhio vigile ed onnipresente collegato ad un cervello capace di interpretare la situazione generale.
SALUTI
La puntata di The Future Of è finita, ma non andate via, ancora un istante.
Prima di tutto, grazie di essere stati con me durante le vostre attività quotidiane, mentre preparate da mangiare, durante il fitness o solo per una pausa, o come spero io la sera sprofondati in una comoda poltrona con un bicchiere di cognac in mano.
Vi ricordo che The Future Of è in crowdfunding su Patreon, quindi se volete supportare questo progetto di divulgazione gratuita a meno del costo di un caffè a settimana, siete i benvenuti e avete tutta la mia infinita gratitudine.
In attesa che esca la prossima puntata, come sempre vi invito a suggerire The Future Of ai vostri amici, ai colleghi ed agli appassionati di futuro.
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