
News dal futuro – mascherine smart, recupero crediti via robocall, bodycam dismesse, vita davanti al monitor, biomateriali per lo spazio
Questa settimana nella rubrica di notizie sul futuro di The Future Of parliamo di:
- mascherine smart con amplificatore integrato e traduttore simultaneo
- al bando negli USA le chiamate di recupero crediti via robocall
- alcuni hacker trovano nelle body cam dismesse dalla polizia vecchie immagini
- l’americano medio passerà in media 44 anni davanti ad un monitor (noi siamo come lui)
- ricercatori sintetizzano una melanina che protegge i tessuti da radiazioni nocive
La startup della settimana: Perfect Day, California, il latte senza la mucca intorno.
Mascherine smart Robocall Bodycam Biomateriali per lo spazio
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Benvenuti o bentornati a The Future Of: questo è lo spazio dei curiosi di futuro.
Io sono Andrea Ferrante e vi racconto le tecnologie, i colpi di genio e le discontinuità che potrebbero diventare grandi e plasmare il modo in cui vivremo domani.
PRIMO SEGNALE DI FUTURO: MASCHERINE SMART
Si chiamano C-Mask ed arrivano dal Giappone. Negli scorsi mesi abbiamo visto proliferare ogni tipo di mascherina, abbiamo imparato a riconoscere che caratteristiche hanno, ed anche se non ne avremo mai la controprova, forse ci hanno salvato la vita. Se fino ad oggi l’innovazione di questo oggetto, oltre al look, si era limitata a renderle trasparenti per vedere il labiale o costruirle con materiali biodegradabili per evitare un nuovo tsunami di immondizia globale, quello che ha fatto la Donut Robotics ha dell’incredibile.
Con un seed di appena 260.000 dollari raccolto con una campagna di crowdfunding, la startup giapponese ha ridefinito la mascherina facciale aggiungendovi la connettività, un amplificatore integrato e un traduttore vocale. Per utilizzarla, è sufficiente posizionare la mascherina e collegarla via bluetooth al proprio smartphone o tablet tramite un’app dedicata.
Quindi in primis amplifica la voce, uno spunto utile visto che la stoffa chiaramente riduce l’intensità del suono e per sentirsi le persone si devono paradossalmente avvicinare, mentre il distanziamento sociale richiederebbe proprio il contrario. Poi lo stesso dispositivo è in grado di registrare una conversazione ed inviarla allo smartphone, un nice to have che in alcuni casi potrebbe rivelarsi una feature utile. Ovviamente grazie alla connessione può gestire una telefonata in libertà senza dover scostare la mascherina o alzare la voce a scapito della privacy. Ed infine questo tema caldo della traduzione simultanea che, in questa prima versione, riguarderà il giapponese verso altre otto lingue, ma può essere abbondantemente ampliato.
33 EURO
Le maschere saranno lanciate per la prima volta a settembre in giappone, con 5.000 unità vendute al prezzo di 3.980 yen giapponesi, neanchè 33 euro al cambio odierno. L’azienda punta ad espandersi in tutto il mondo vendendo maschere negli Stati Uniti, in Europa e in Cina.
Ora questa sembra solo quella classica notizia leggera, quasi divertente con la quale iniziare la puntata, ma se ci pensate bene la mascherina è qualcosa con la quale dovremo convivere per un po’ di tempo. L’abbiamo vista usare ai cinesi con regolarità nelle loro città iper-inquinate già molto prima del coronavirus, poi l’hanno usata miliardi di persone durante la pandemia di covid. Premesso che la soluzione al coronavirus non ha ancora un orizzonte temporale definito, probabilmente questo strumento resterà nelle nostre vite per un certo tempo ancora e con maggiore frequenza di quanto sia avvenuto in passato. Nell’attesa che Apple lanci una iMask ci accontentiamo della versione smart nipponica.
SECONDO SEGNALE DI FUTURO: RECUPERO CREDITI VIA ROBOCALL
Le chiamate automatizzate o robotizzate da parte dei call center negli USA sono proibite sin dal lontano 1991 quando passò il famoso Telephone Consumer Protection Act, in un’epoca nella quale i temi privacy erano un po’ diversi da oggi.
Non è tanto per il disturbo che possono causare agli utenti le robocall, è più un tema di privacy, ma più che altro questa nascente pratica era stata bloccata sull’onda di truffe perpetrate ai danni dei consumatori.
I casi di Life Management Services o First Choice Horizon che proponevano consolidamento del debito o altri servizi finanziari a condizioni incredibilmente promettenti, erano finiti nel mirino del legislatore e poi il ban.
Ma nel 2015 era stata introdotta un’eccezione rilevante: il recupero crediti, specialmente di quelle attività finanziarie di natura governativa come imposte non pagate, tasse scolastiche, mutui garantiti dallo Stato per le case, i veterani di guerra (fenomeno enorme negli USA), oppure per il business e così via.
E aperta una breccia altri si sono infilati. Il tema è tornato alla ribalta quando l’Associazione Americana dei Consulenti Politici e altre tre organizzazioni che fanno telefonate o meglio, fanno fare ai robot, telefonate ai cittadini per discutere di candidati e questioni politiche, sollecitare donazioni, condurre sondaggi e orientare il voto si sono viste bloccare l’attività.
Ma come il recupero crediti robotizzato si, parlare di politica no?
INIZIATIVE LEGALI
E le iniziative legali hanno generato l’effetto contrario. Non solo le robocall politiche o su altri temi non sono state autorizzate, ma anche quelle per il recupero crediti bannate. L’eccezione del 2015 è stata cancellata nei giorni scorsi dalla Corte Suprema. Così facendo, il tribunale ha stabilito che la precedente disposizione di legge violava il Primo Emendamento, favorendo il robot speech di recupero crediti rispetto ad altri tipi di comunicazioni. E quindi siccome non è giusto favorire qualcuno, si torna tutti sulla linea di partenza.
Peccato che nessuno difenda i poveri americani dalle robocall provenienti dal resto del mondo. Nei forum sono rimasto davvero colpito dalla quantità e tipologie di lamentele che le persone segnalano: agenzie governative fittizie che chiedono dati e soldi, agenzie di viaggio che propongono booking automatici a basso costo, assicurazioni in scadenza, vendita internazionale di auto e chi più ne ha più ne metta.
Tutti fenomeni che con il covid hanno avuto un impulso gigantesco. Che peccato, non è questa la tecnologia di cui abbiamo bisogno.
TERZO SEGNALE DI FUTURO: BODY CAM DISMESSE
Qualche tempo fa vi ho raccontato di un vecchio laptop comprato su ebay contenente per errore informazioni riservate su sistemi missilistici in uso in Germania.
E questa settimana ci risiamo. Alcuni hacker hanno preso l’abitudine di acquistare body cam della polizia americana, usate su eBay e guardare se contengono ancora dati ed immagini. Quelle installate sui veicoli o sulle divise delle forze dell’ordine per intendersi.
E sfortunatamente gli esperti informatici hanno fatto centro, sono riusciti ad estrarre informazioni che avrebbero dovuto essere cancellate.
La settimana scorsa, uno di questi curiosi ha trovato una cache di dati leggibili mentre cercava all’interno di una body camera a marchio Axon che aveva acquistato su eBay. Negli screenshot del filmato estratto di vedono persone in divisa che perquisiscono una casa e un ufficiale che compila documenti vari.
VECCHI SOFTWARE
Per accedere ai dati, l’hacker ha copiato l’immagine del disco da una scheda SD interna montata nel dispositivo. Ha poi utilizzato un vecchio software forense della U.S. Air Force dei primi anni 2000 chiamato foreMost, che ha localizzato con successo i file video all’interno della massa di dati non criptati.
Ha pubblicato la sua scoperta e, boom, è partita l’imitazione, anche perché non sembra molto difficile trovare e comprare in rete queste cam. Gli hacker promettono di restituire alle forze dell’ordine eventuali informazioni estratte, anche per evitare problemi legali, ma sono sicuro che se uscisse qualche immagine delicata o compromettente, la tentazione di qualcuno di capitalizzare il ritrovamento potrebbe prevalere sul buon senso. E causare problemi, in un momento già caldissimo nei rapporti tra polizia e cittadinanza.
E mentre Axon non è felicissima e la polizia prevede un miglioramento sulle regole di smaltimento di vecchio equipment dismesso, il problema di fondo resta.
Tantissimi dispositivi, specialmente quelli di IoT non dispongono di protezioni adeguate e lasciano per la strada tante piccole briciole come Pollicino, che qualcuno potrebbe essere in grado di trovare. E non è un bene.
QUARTO SEGNALE DI FUTURO: VITA DAVANTI AL MONITOR
Se la notizia non arrivasse dalla sezione Tech del New York Post farei fatica a crederci, ma siccome la matematica non è un’opinione, quello che sto per raccontarvi è un tema con il quale… fare i conti.
L’adulto americano medio passerà l’equivalente di 44 anni della sua vita a fissare uno schermo. Affermazione forte vero?
Un recente sondaggio condotto su 2.000 adulti negli Stati Uniti ha rilevato che più di 6.259 ore all’anno vengono spese incollate a gadget come telefoni, computer portatili e televisori.
Ciò equivale a un sorprendente totale di 382.652 ore e 48 minuti nell’arco di una vita media attiva adulta di 60,7 anni.
EFFETTI COLLATERALI
Inquietante. Due terzi della nostra vita attiva passati su un monitor. Il tempo medio tra l’altro è persino cresciuto durante il lock-down, con effetti collaterali non banali. Primo, la distrazione: buona parte di questo tempo è passato a fare pausa dal lavoro, sempre che lavorare non stia diventando fare pausa dai social. Secondo, la dipendenza: in media non passano neanche 10 minuti dalla sveglia mattutina e già siamo davanti ad uno schermo e starne lontani genera una certa apprensione. Tra parentesi sembra che il numero di persone che si connettono appena sveglie lo fanno per controllare i social, e sono di più di quelli che leggono le email di lavoro. Terzo, la salute degli occhi: un tema che si commenta da solo senza che io debba fare molti approfondimenti medici che ovviamente non padroneggio.
A questo punto si aprono molti scenari intriganti. Primo cosa fare nei rimanenti 16/17 anni durante i quali saremo liberi di evitare i nostri gadget. Secondo, come rendere questi 44 anni confortevoli: velocità, facilità, utilità, user experience diventano tutti temi cruciali.
E poi un punto che a mio avviso merita ulteriore approfondimento: la vita familiare tra interazioni reali e digitali. Quand’è l’ultima volta che avete mandato un whatsapp a vostra moglie o marito? Quanto avete già discusso temi importanti di soldi, salute o sentimenti via email? Mai fatto? Probabilmente vi sta per capitare e non è banale da gestire.
QUINTO SEGNALE DI FUTURO: BIOMATERIALI PER LO SPAZIO
I ricercatori della Northwestern University hanno sintetizzato una nuova forma di melanina arricchita con selenio. Chiamato selenomelanina, questo nuovo biomateriale sembra avere uno straordinario potenziale come scudo per i tessuti umani contro le radiazioni nocive.
La melanina si trova nella maggior parte degli organismi in tutto il regno vegetale e animale, così come nei batteri e nei funghi. Sebbene sia conosciuta soprattutto per la pigmentazione, la melanina fornisce anche una preziosa protezione dalle radiazioni. In natura sono stati osservati cinque tipi di melanina, ma nessuno così potente da proteggere l’uomo come necessario in certi campi, come quello dell’esplorazione spaziale per esempio, e quindi i ricercatori piuttosto che sperare di trovare in natura una melanina più performante, se la sono praticamente fatta in casa.
Con ambiti di utilizzo davvero ampi. L’esposizione indesiderata alle radiazioni si verifica durante molte attività comuni, dai viaggi aerei alla diagnosi a raggi X e alla radioterapia clinica. Ed è ancora più importante in ambienti estremi come il malfunzionamento di un reattore nucleare o i viaggi umani nello spazio. Le ricerche della NASA, per esempio hanno dimostrato che la permanenza in orbita per un anno, ha causato danni al DNA dell’astronauta Scott Kelly durante il suo anno in orbita. E visto che vogliamo mandare gli uomini su Marte, la ricerca casca a fagiolo. Un astronauta in una missione su Marte potrebbe ricevere fino a 700 volte più radiazioni che sulla Terra. Una protezione addizionale è quindi molto gradita. Una protezione, tra l’altro, che non ha peso e quindi costo addizionale, da portare nello Spazio.
Ed infatti campioni di melanina sono attualmente in orbita presso la Stazione Spaziale Internazionale, in fase di studio da parte di un team di ricerca, per capire meglio la risposta del materiale all’esposizione alle radiazioni.
I ricercatori sono già abbastanza avanti nello studio. Dopo aver sottoposto vari campioni a una dose di radiazioni letali per un essere umano, solo le cellule trattate con selenomelanina mostravano ancora un ciclo cellulare normale. Et voilà una crema solare davvero spaziale.
LA STARTUP DELLA SETTIMANA: PERFECT DAY
Perfect Day è una startup californiana che in settimana ha raccolto un round C da 160 milioni di dollari. E non l’ho scelta perché ha un nome a mio modo di vedere bellissimo, ma perché Perfect Day produce proteine del latte, ma senza animali, sostanze che sono nutrizionalmente identiche alle proteine del latte vaccino.
Settimana scorsa vi ho parlato di una startup israeliana che produce carne vegana stampata in 3D, oggi di latte senza la mucca. Il trend è palesemente in esplosione.
Perfect Day si definisce un pioniere di un’era completamente nuova nel settore dei prodotti caseari senza animali. Ritengono che le aziende agricole intensive, l’inseminazione artificiale e le macchine per la mungitura automatizzata non siano la strada da percorrere. Sono un male per gli animali, e sono un male per il pianeta.
L’approccio senza animali dell’azienda, basato sulle tecniche sicure e collaudate che danno ai consumatori latte, birra e caglio vegetariani, fornisce ai consumatori ed ai produttori di alimenti lo stesso prodotto che tutti conoscono e amano, ma attraverso un processo più sostenibile, sano e umano.
E’ un anno e mezzo che vi cito i casi esemplari di questo trend, che ritengo sicuramente una delle prossime tre o quattro next big thing sul mercato.
MENZIONI SPECIALI
Questa settimana tra le menzioni speciali vi segnalo parlarealfuturo.com una bella nuova risorsa sul futuro, sito e podcast di Alessandro Fedrigotti. Nel nostro paese c’è bisogno di parlare di futuro, di diffondere future literacy, di parlarne in modo professionale, ma anche solo di portare l’argomento al centro dell’attenzione. Un benvenuto allora a questo progetto.
La seconda menzione speciale va all’Italian Institute for the Future di Roberto Paura e di tanti altri bravi collaboratori che hanno dato alla luce la Guida ai Megatrend Globali, una pubblicazione di valore che ha raccolto la sfida di parlare di megatrend per bene, con un grado di approfondimento adeguato e fact based. A mio modo di vedere con risultati eccellenti.
SALUTI
La puntata di The Future Of è finita, ma non andate via, ancora un istante.
Prima di tutto, grazie di essere stati con me durante le vostre attività quotidiane, mentre preparate da mangiare, durante il fitness o solo per una pausa, o come spero io la sera sprofondati in una comoda poltrona con un bicchiere di cognac in mano.
Vi ricordo che The Future Of è in crowdfunding su Patreon, quindi se volete supportare questo progetto di divulgazione gratuita a meno del costo di un caffè a settimana, siete i benvenuti e avete tutta la mia infinita gratitudine.
In attesa che esca la prossima puntata, come sempre vi invito a suggerire The Future Of ai vostri amici, ai colleghi ed agli appassionati di futuro.
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