Fusione, base editing, decrescita

Lo spazio dei curiosi di futuro

Fusione base editing decrescita

Fusione

FUSIONE

Questa settimana non posso che iniziare dalla dichiarazione proveniente dal Lawrence Livermore National Laboratory in California dove gli scienziati sono riusciti a produrre più energia di quella necessaria ad innescare un processo di fusione nucleare. Un traguardo che rappresenta una vera e propria pietra miliare nel tentativo di dotare il pianeta terra di energia (quasi) pulita ed infinita.

Come sappiamo la fusione nucleare è un processo, per semplificare, opposto all’attuale fissione che produce energia nucleare nelle centrali atomiche attualmente esistenti. La fissione si verifica quando un neutrone colpisce un atomo più grande, costringendolo a eccitarsi e a dividersi in due atomi più piccoli, noti anche come prodotti di fissione. Vengono inoltre rilasciati altri neutroni che possono innescare una reazione a catena. Quando ogni atomo si divide, viene rilasciata un’enorme quantità di energia. Ma, in seguito, abbiamo a che fare con scorie tossiche ed un eventuale problema in sede produttiva potrebbe causare disastri come i casi noti di Chernobyl o Fukushima.

La fusione, invece, avviene quando due atomi si uniscono per formare un atomo più pesante, come quando due atomi di idrogeno si fondono per formarne uno di elio. È lo stesso processo che alimenta il sole e crea enormi quantità di energia, molte volte superiori alla fissione. Inoltre, non produce scarti altamente radioattivi. Ne ho parlato a The Future Of come “segnale debole” che ci lasciava il 2021 ed avevo dedicato ampi approfondimenti al tema durante una puntata della Summer Edition. Sono felice che la ricerca abbia avuto questa accelerazione, ma non possiamo ancora cantare vittoria. Prima di passare alla fase necessaria all’industrializzazione del processo su larga scala, parliamo ancora di un periodo compreso almeno tra i 20 ed i 30 anni.

Fusione base editing decrescita

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Base editing

BASE EDITING

La seconda notizia della settimana, sarebbe probabilmente la più importante dell’intero anno, se non fosse superata da quella che vi ho appena raccontato sull’energia nucleare. Ma non facciamo inutili classifiche. Il cancro incurabile di un’adolescente inglese di 13 anni è stato eliminato dal suo corpo grazie al primo utilizzo di un nuovo tipo di farmaco rivoluzionario. Che ha avuto successo dove tutti gli altri trattamenti per la leucemia di questa giovane ragazza erano falliti. I medici del Great Ormond Street Hospital hanno utilizzato il “base editing” per compiere un’impresa di ingegneria biologica e costruire un nuovo farmaco vivente. Sei mesi dopo il cancro è scomparso.

L’editing delle basi consente agli scienziati di ingrandire una parte precisa del codice genetico e di alterare la struttura molecolare di una sola base, convertendola in un’altra e modificando le istruzioni genetiche. L’ampia équipe di medici e scienziati coinvolti su questa sperimentazione ha utilizzato questo strumento per progettare un nuovo tipo di cellule T, in grado di individuare e uccidere i linfociti T cancerosi di Alyssa. Ovviamente la tecnologia è molto più complessa di come l’ho descritta io: Alyssa ha dovuto subire anche un trapianto per ricostruire il suo sistema immunitario, è dovuta stare in isolamento per 16 settimane, è ancora sotto monitoraggio per capire se il cancro dovesse tornare, ma per ora è stato sconfitto. Una pietra miliare, per me davvero emozionante. Una tecnologia che potrebbe essere replicata per trattare un grande numero di altre malattie.

Fusione base editing decrescita

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Decrescita

DESCRESCITA

Dopo due notizie di questa portata, mi trovo in difficoltà a raccontarvi le novità a questo punto banali su Elon Musk, il potenziale ban americano di Tiktok o lo scandalo della criptovalue che gira attorno a Sam Bakman, allora ho deciso di raccontarvi l’ennesimo bellissimo spunto di riflessione di Nature che ha pubblicato un articolo intitolato “Degrowth can work — here’s how science can help”, cioè “La decrescita può funzionare: ecco come può aiutare la scienza”. Secondo l’autorevole rivista, i Paesi ricchi possono creare benessere utilizzando meno materiali ed energia se abbandonano la crescita economica come obiettivo e pongono al centro gli interessi dei loro abitanti in quanto esseri umani, senza che questo debba andare a discapito dell’ambiente.

Più facile a dirsi che a farsi? In realtà non secondo i rapporti di quest’anno del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) che suggerisce (e poi declina in azioni) quattro pilastri: ridurre le produzioni non necessarie, migliorare i servizi pubblici, ridurre il tempo destinato al lavoro, attivare opzioni di sviluppo sostenibile inclusa la famosa cancellazione del debito a Paesi con bassissimo reddito e la revisione dei sistemi daziari che aggravano le condizioni di taluni Paesi (e da economista aggiungo, alimentano l’inflazione). L’articolo ovviamente approfondisce tutti i punti, cosa che io qui non posso fare per ragioni di spazio e tempo, ma il dubbio che vorrei insinuarvi è “ma allora forse esiste un modello diverso da quello che stiamo usando oggi”. Senza ingenui idealismi, ma questi sono i temi che dovremmo trattare, con tutto il rispetto per il limite di spesa del POS o i bonus “libri” ai 18enni.

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