Dove troviamo i segnali deboli di futuro

Lo spazio dei curiosi di futuro

Se pensavate di andare sul sito segnalidebolidifuturo punto com e trovare l’elenco di quello che vi serve, vi deluderò, ma non funziona. I segnali deboli di futuro possono essere dappertutto. Proprio perché sono segnali solitari, destrutturati, spesso aventi solo rilevanza locale o per una certa nicchia di interessati, non li troviamo in alcun database. E anche ove siamo in grado di trovare spunti di fenomeni od eventi curiosi e intriganti, questi diventano segni di futuro, solo dopo che il ricevente ha dato loro un significato, un’interpretazione. E quindi quello che è rilevante per qualcuno, è completamente inutile per qualcun altro.

Eppure sulla scorta degli studi di Molitor, sono stati codificati alcuni approcci alla rilevazione dei segnali di futuro ed alla evoluzione del “cambiamento”. In particolare l’autore ha predisposto questo grafico che “racconta” una serie di passaggi ideali dalla scoperta di un nuovo tema, fino all’accettazione dello stesso. E’ un buon punto di partenza per ragionare sulle fonti.

Dove troviamo i segnali deboli di futuro

Non vi stupirà allora leggere nel grafico, dopo aver inclinato la testa, che un nuovo fenomeno può letteralmente partire dalla testa, dai “thoughts” di qualche pensatore. Procede poi verso la definizione di un concetto, una serie di ipotesi, test operativi, veri e propri esperimenti, analisi, conferme scientifiche fino all’integrazione nella vita di tutti i giorni.

Per me, però, è stata illuminante una frase di Schoemaker che ha scritto: “un numero limitato di intellettuali dotati covano le idee, gli scienziati le sviluppano, i ricercatori le perfezionano, i professionisti delle vendite e del marketing ne diffondono i frutti e gli utenti le rendono popolari usandole”.

Ecco allora un breve vademecum dei “ritrovi abituali” dei segnali deboli.

Le idee degli intellettuali le troviamo nelle loro espressioni “tecniche ed artistiche”: libri e scritti vari, presentazioni nei workshop, science fiction, stampa indipendente e di nicchia. Tutto quello che potremmo definire il “sottobosco” della creatività anche un po’ sopra le righe che non frequentiamo spesso e che non afferriamo molto bene. Ricordate Dario Fo nella pubblicità di Apple (di nuovo…)?

E quando gli scienziati le sviluppano, dove lo vediamo? Senza dubbio nelle pubblicazioni tecniche e nei journals professionali di settore o ai convegni. Ma indiscutibilmente anche i bollettini legati ai brevetti sono una fonte preziosa. Esistono siti internet che fanno questo di mestiere: andare a scovare filings recenti e dare una possibile spiegazione dell’evoluzione “commerciale” di quello che è stato presentato.

I miglioramenti applicativi portati avanti dai ricercatori li ritroviamo nelle stesse fonti, ma cominciano anche a comparire anche sulla stampa specializzata più aperta al pubblico. Ed in questa fase è utile guardare anche al mondo startup, agli hackaton, ad incubatori ed acceleratori, agli spin-off universitari, all’open innovation aziendale e, in ultima analisi, alle scelte dei fondi di venture capital e degli investitori. Il principio di seguire i soldi è spesso utile.

Quando le idee si sono trasformate in prodotti e servizi venduti sul mercato, le informazioni sono più facilmente disponibili. Quando ne parla la stampa generalista, il fenomeno è già mainstream, ma se si vuole provare a dare un senso alle cose con un leggero anticipo:

  • si possono osservare le grandi convention aziendali, o gli incontri di sviluppatori e tecnici, dove le idee prendono forma applicativa;
  • si possono osservare i risultati delle ricerche di mercato (se pubblici), perché raccontano le preferenze dei consumatori / clienti.
Dove troviamo i segnali deboli di futuro

Ovviamente questa lista è lungi dall’essere completa, ma credo rappresenti un buon punto di partenza per cominciare a sistematizzare l’approccio allo scouting dei segnali deboli.

Dove troviamo i segnali deboli di futuro

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