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Lo spazio dei curiosi di futuro

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DIAGNOSI VELOCI

DIAGNOSI VELOCI

Attualmente i medici utilizzano una serie di test per diagnosticare l’Alzheimer, investigando aspetti attorno alla memoria e alla cognizione. Ho assistito anch’io, purtroppo, a quelle domande del tipo che giorno è oggi, quanto fa 5 X 7 o si ricorda chi è l’attuale Presidente della Repubblica. Ed ho assistito shockato a quanto domande banali per noi, imponevano uno sforzo notevole all’anziano e spesso portavano a risposte tipo “non me lo ricordo”. Per poi attendere per svariato tempo il responso di esami più approfonditi. Per quanto sia lo stato dell’arte, questo approccio multidisciplinare può richiedere diverse settimane per essere organizzato ed elaborato, sottraendo tempo prezioso sia ai medici che ai pazienti coinvolti.

Gli scienziati dell’Imperial College di Londra hanno inventato un metodo nuovo e accessibile che consente di diagnosticare la malattia con una sola scansione cerebrale, migliorando le attuali lunghe procedure. La tecnica può essere eseguita su una macchina per risonanza magnetica standard, comunemente presente nella maggior parte degli ospedali. Utilizzando un algoritmo di intelligenza artificiale, addestrato con le scansioni cerebrali di oltre 400 pazienti in molti stadi di progressione della malattia, la sua presenza viene diagnosticata con un’accuratezza del 98%. Il programma è anche in grado di distinguere tra Alzheimer in fase iniziale e in fase avanzata con un’accuratezza del 79%. In attesa che la scienza trovi una cura definitiva a questo terribile morbo, speriamo che si diffonda questo strumento importante. La diagnosi tempestiva non risolve il problema, ma l’avvio delle terapie, insieme ad opportuni cambiamenti nello stile di vita, possono rallentare il decadimento cognitivo.

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HOTEL SPAZIALI

HOTEL SPAZIALI

Non passa giorno che qualcuno non mi chieda, giovialmente, quando verrà aperto il Lunar Hilton. Scherzano, ovviamente. Ma io non lo vedo affatto come uno scherzo“. Correva il 1967 quando questa frase venne pronunciata dal figlio del fondatore della catena alberghiera Hilton, in occasione di una conferenza dell’American Astronomical Society a Dallas.

Oggi, oltre mezzo secolo più tardi, l’argomento torna in auge. Il gigante americano dell’ospitalità, infatti, ha recentemente firmato un accordo con Voyager Space e Lockheed Martin per costruire il primo hotel spaziale (del sistema solare) a bordo di Starlab, una stazione spaziale attualmente in fase di sviluppo e che, si spera possa prendere vita in orbita nel 2027. L’accordo, siglato durante il Congresso Astronautico Internazionale di Parigi, vedrà Hilton progettare le tute per l’ospitalità e i posti letto per Starlab.

Io sui tempi legati allo sviluppo spaziale resto sempre giustamente scettico, ma l’idea che il turismo spaziale si possa diffondere non è mai stata pellegrina. Negli anni ’60, Hilton definì il concept di alberghi sulla superficie lunare, le cucine dovevano essere alimentate con energia nucleare ed i cocktail fatti con zollette di Martini da aggiungere all’acqua ed all’alcool… ma tolte queste visioni di un passato dove si sperava, anche un po’ ingenuamente, di poter raggiungere e superare ogni confine… lo spazio resta una frontiera che continuerà a riservare parecchie sorprese.

Diagnosi veloci hotel spaziali pipebot

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PIPEBOTS

PIPEBOTS

L’ISTAT stima che in Italia, ogni anno, su 8,2 miliardi di litri d’acqua immessi nel sistema, se ne perdano 3,4. Il 42%. Abbiamo torto a puntare il dito contro la siccità, quando abbiamo un’infrastruttura che “fa acqua da tutte le parti”. Mentre da noi in Italia lo dobbiamo ancora capire, in UK un recente report dell’Ofwat (L’Autorità di regolamentazione dei servizi idrici) punta il dito contro la mancanza di investimenti degli operatori. Peccato che li, l’industria si è impegnata a raggiungere l’obiettivo governativo di dimezzare la quantità di acqua persa entro il 2050. E quindi seppur lentamente (nel 2022 le perdite sono state ridotte del 6%), gli operatori stanno cercando soluzioni più tecnologiche per monitorare, prevenire e riparare migliaia e migliaia di km di tubature.

In che modo? Ovviamente con i robot. Presso l’Integrated Civil and Infrastructure Research Centre (ICAIR) dell’Università di Sheffield è in corso di sperimentazione una nuova generazione di pattugliatori robotici per tubature sotterranee. I Pipebot (questo il loro nome) sono robot miniaturizzati e mobili, dotati di telecamere per gli occhi e di gambe per tutti i terreni. Sono stati sviluppati in collaborazione con l’industria idrica per pattugliare le tubature e trovare crepe e punti deboli prima che si trasformino in perdite. Ovviamente sotto terra il GPS non funziona, quindi gli scienziati hanno pensato ad una soluzione ingegnosa, un robot madre che prima li deposita e poi li recupera, mentre loro dialogano tra loro con il suono o il wifi. Come sempre portandosi a bordo sistemi di intelligenza artificiale che hanno algoritmi sufficientemente addestrati a riconoscere da suoni e immagini della tubatura potenziali future rotture o necessità di manutenzione. Bello, bellissimo, in futuro la manutenzione sarà tutta così.

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