Newsletter #7 dal mondo delle tecnologia del futuro. Nel menù di questa settimana: - entra in funzione il più grande impianto al mondo di cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica
- il Washington Post smentisce Apple: il servizio "chiedi all'app di non tracciare" è piuttosto inefficace
- un gruppo di ricerca di Samsung lancia una tecnologia per mappare il cervello e fare copia e incolla dello stesso sui chip neuromorfici
- in Giappone viene frantumato il precedente record di velocità di internet, ora si viaggia a 319 terabit al secondo
- Amazon lancia Astro, il primo robot domestico; 999$ per cosa esattamente?
- DeepMind realizza previsioni meteorologiche a breve termine di grande successo, una delle sfide più complesse per gli algoritmi
- un punto di vista nuovo sul chip crunch: la materia prima scarseggia anche per colpa di architetture vecchie decenni.
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La prima buona notizia della settimana è l'apertura del più grande impianto di cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica del mondo. Incastonato tra i vulcani dell'Islanda, Orca (questo il nome della struttura) è un semicerchio di ventilatori giganteschi, che ricorda un girone Dantesco. Le ventole sono incorporate in scatole delle dimensioni di un container, e una volta che l'anidride carbonica viene aspirata e separata, si mescola con l'acqua e poi viaggia in profondità attraverso una rete di tubi, dove il carbonio si raffredda e si solidifica. Attraverso questo processo, Orca può intrappolare e "sequestrare" (si usa proprio questo termine) 4.000 tonnellate metriche di anidride carbonica all'anno. La cattiva notizia è che tale volume equivale a circa tre secondi di emissioni di Co2. E viene al prezzo di costi di costruzione importanti e dopo 18 mesi di lavori. Ma non è nemmeno questo il problema. Come per molte tecnologie emergenti, la cattura diretta dell'aria è costosa, circa 600 dollari per una tonnellata metrica di anidride carbonica. E' vero che entro la metà del secolo gli esperti si aspettano che tale valore scenda a 100 dollari, ma anche a questo prezzo, rimuovere tutte le emissioni annuali di carbonio dell'umanità costerebbe più di 5 trilioni di dollari all'anno. E 50.000 impianti delle dimensioni di Orca sparsi sull'intero pianeta. Insomma bene, ma non benissimo, se aspettiamo che che questa tecnologia da sola risolva il problema, siamo nel campo delle pie illusioni. |
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La seconda notizia della settimana riguarda la privacy ed il mondo Apple. Parliamo di marketing che ci offre false sicurezze. Sul vostro iPhone, avrete forse appreso che esiste un pulsante che dice: "Chiedi all'app di non tracciare". Ma dietro le quinte, alcune app continuano a spiare comunque. Almeno secondo un'indagine condotta dai ricercatori del produttore di software per la privacy Lockdown e dal Washington Post. Un gioco come Subway Surfers, per esempio, inizia a inviare a una società di pubblicità esterna, chiamata Chartboost, 29 tipologie di dati molto specifici sull'iPhone, tra cui l'indirizzo Internet, lo spazio di archiviazione libero, il volume attuale ed anche il livello della batteria. Tutto questo ovviamente dopo che avete detto di non voler essere tracciati. Si tratta di dati unici, e raccolti con un grado di precisione tale, che potrebbero essere utilizzati dagli inserzionisti per identificare quello specifico iPhone, e targettizzarti. Lo Studio in questione, conclude che le protezioni di tracciamento dell'iPhone non sono per nulla così complete come la pubblicità di Apple potrebbe suggerire. Hanno scoperto che almeno tre popolari giochi per iPhone condividono una quantità sostanziale di informazioni di identificazione con le aziende pubblicitarie, anche dopo che è stato chiesto di non tracciare. Tra le app esaminate da Lockdown, cliccare il pulsante don't track non ha fatto alcuna differenza nel numero totale di tracker di terze parti a cui le app si sono rivolte. E il numero di volte in cui le app hanno tentato di inviare dati a queste aziende è diminuito solo del 13%. Possiamo dire che, sembra solo uno specchietto per le allodole? Che poi gli esperti o i legali lo chiamino "digital finderprint", invece che tracking... io ci vedo poca differenza sostanziale. |
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La terza notizia dal futuro ci arriva dal mondo Samsung, e se anche siamo abituati a prendere con le "pinze" le informazioni spesso ottimistiche ed infarcite di hype del mondo Corporate, la ricerca di cui vi sto per parlare è davvero notevole. Il solo titolo della ricerca dovrebbe farci drizzare le antenne: ‘Neuromorphic electronics based on copying and pasting the brain’, che tradotto suonerebbe più o meno "elettronica neuromorfica basata sul copia e incolla del cervello". L'essenza della visione proposta dagli autori è chiaramente riassunta dalle due parole "copia" e "incolla". Il paper, infatti, suggerisce un modo per copiare la mappa delle connessioni neuronali del cervello usando una innovativa struttura di nanoelettrodi. E poi, per incollare questa mappa su una rete tridimensionale ad alta densità di memorie a stato solido, tecnologia per cui Samsung è leader mondiale. Obiettivi? Attraverso questo approccio di copia e incolla, gli autori prevedono di creare un chip di memoria che approssima le caratteristiche informatiche uniche del cervello, bassa potenza, apprendimento facile, adattamento all'ambiente e persino autonomia e cognizione. Un vero e proprio reverse engineering del cervello. L'obiettivo originale dell'ingegneria neuromorfica, brance di studi nata negli anni '80, era quello di imitare struttura e funzioni delle reti neuronali su un chip di silicio. Un compito difficile perché, ancora oggi, abbiamo una conoscenza limitata del gran numero di neuroni che sono cablati insieme per creare le funzioni superiori del cervello. E così appunto si parlava di "imitazione". Se dall'imitazione, passiamo ad un copia e incolla del reale, ovviamente tutto cambia. Ma non sono tutte rose fiori. Il passaggio all'applicazione di questa tecnologia non è comunque banale. Dal momento che il cervello umano ha circa 100 miliardi di neuroni, e un migliaio di volte in più di connessioni sinaptiche, il chip neuromorfico definitivo richiederà circa 100 trilioni di memorie. Mica poco. Ma del resto è proprio uno dei campi di expertise di Samsung. |
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La quarta notizia dal futuro ci arriva dal Giappone. Ingegneri del Sol Levante hanno stabilito un nuovo record mondiale di velocità per Internet: tanto veloce da riuscire a scaricare quasi 80.000 film in un solo secondo. Oppure se vi piacciono i video games, scaricare l'intero pacchetto da 220 GB dell'ultimo Call of Duty richiederebbe appena 0,0055 secondi. Il nuovo record è di 319 terabit al secondo ed è il doppio del precedente record mondiale di velocità di Internet e circa 7,6 milioni di volte più veloce della media di quanto abbiamo nelle nostre case. Per sbriciolare il record precedente, i ricercatori del National Institute of Information and Communications Technology del Giappone hanno sviluppato una fibra ottica sperimentale con quattro nuclei, invece di uno solo. Hanno poi combinato la loro fibra con un laser che lanciava impulsi a diverse lunghezze d'onda, oltre ad aver utilizzato diverse tecniche di amplificazione del segnale. Il tutto, in grado di performare, trasportando dati ad oltre 3.000 km di distanza. Ovviamente, anche in questo caso, non aspettatevi di vedere questa fibra nelle nostre case a breve. Il costo è l'aspetto negativo, oltre al fatto che nessun provider oggi dispone di tale tecnologia e, tra l'altro, nessun normale disco a stato solido potrebbe tenere il passo con queste velocità di trasferimento dati. Però c'è un tema interessante in prospettiva: il team è riuscita a comprimere questa nuova struttura nello stesso spazio occupato da un cavo di fibra ottica attuale. Il che potrebbe, almeno in linea teorica, facilitare una più rapida adozione. Gli scopi, in ogni caso, non sono B2C. Si spera che tali fibre possano consentire una trasmissione pratica ad alta velocità di dati nel prossimo futuro, contribuendo alla realizzazione del sistema di backbone a lunga distanza necessario per la diffusione di nuovi servizi di comunicazione oltre il 5G. |
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La quinta notizia della settimana la potremmo intitolare "l'inutilità di Astro", se dietro non ci fosse Amazon. Ed in ogni caso non ci si può non fermare a pensare per un attimo ad un futuro in cui robot dalle forme più svariate entreranno nelle nostre case. Ovviamente con funzioni cognitive e capacità di interazioni superiori a quelle degli attuali tostapane, altrimenti potremmo serenamente affermare che di robot in casa ne abbiamo già a bizzeffe. Amazon ha annunciato martedì il suo tanto vociferato robot domestico: si chiama Astro e sarà venduto per 999 dollari, inizialmente ad un pubblico selezionatissimo di sperimentatori. Astro è grande come un cagnolino. Gira per casa su tre ruote, di cui due grandi che gli impediscono di rimanere bloccato e una più piccola per ruotare. Ha una telecamera che si alza su un piccolo braccio e quindi può tenere d'occhio la casa. Astro pattuglia in vostra assenza più o meno come farebbe un cane da guardia. Può anche seguirvi e riprodurre musica o mostrare spettacoli televisivi sul suo touchscreen da 10 pollici. Può riconoscere i volti, può caricare due bibite nel vano portaoggetti posteriore e portarle dove voi gli date istruzioni di portarle. In pratica un incrocio tra Ring ed Echo su tre ruote. Oppure un occhio in più a casa per persone fragili, anziane o bambini, che sarebbe forse l'unica vera utilità (per ora) di questo strumento. |
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La penultima notizia della settimana ci parla ancora di grandi progressi nel mondo dell'intelligenza artificiale. In questo caso applicata al meteo. Lavorando con il Met Office, il servizio meteorologico nazionale del Regno Unito, DeepMind ha sviluppato uno tool di deep learning chiamato DGMR che può prevedere con precisione la probabilità di pioggia nei prossimi 90 minuti, una delle sfide più difficili per le previsioni del tempo. Prevedere la pioggia, specialmente quella forte, è fondamentale per molte industrie, dagli eventi all'aperto all'aviazione ai servizi di emergenza. Ma farlo bene è difficile. Capire quanta acqua c'è nel cielo, e quando e dove cadrà, dipende da una serie di processi meteorologici, come i cambiamenti di temperatura, la formazione delle nuvole e il vento. Tutti questi fattori sono abbastanza complessi da soli, ma lo sono ancora di più se presi insieme, perché è grazie a questo che questa tecnologia è così vincente. Le migliori tecniche di previsione esistenti usano potenti simulazioni al computer della fisica atmosferica. Queste funzionano bene per le previsioni a lungo termine, ma sono meno buone nel prevedere cosa succederà nella prossima ora o giù di lì, campo noto come nowcasting. Ecco, per farla semplice, DeepMind fa il migliore nowcasting in circolazione sul mercato oggi, grazie ad un approccio che non si basa tanto sulla capacità computazionale, quanto ad algoritmi trainizzati sulle famose GAN. Che a quanto pare funzionano meglio di tutti. |
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L'ultima notizia della settimana è un j'accuse del sito CleanTechnica ai produttori automotive, che ci racconta un retroscena poco noto del famoso chip crunch che stiamo vivendo in questi mesi. La tesi è abbastanza semplice. I chip dei processori che le grandi e vecchie case automobilistiche usano nei loro veicoli sono più vecchi dei telefoni cellulari. Hanno progettato i loro circuiti sulla base di tali vecchi chip e li hanno usati per decenni. Hanno fatto il lavoro abbastanza bene, ma senza progredire. Ora l'industria automobilistica ha bisogno di chip mediamente obsoleti, ed i fabbricanti non sono disposti ad aumentare la capacità produttiva investendo per servire una tecnologia in parte arretrata. L'industria automobilistica ha bisogno di progettare nuovi circuiti stampati per chip più nuovi e sostituire i pezzi d'antiquariato. Stanno resistendo all'investimento, perché non hanno il know how "interno" per farlo. Potrebbe sembrare solo un punto di vista piuttosto critico e schierato, se non che, sono presenti aziende sul mercato che hanno già cambiato approccio, ed infatti soffrono meno la crisi attuale. Il nuovo standard è quello di Tesla: un singolo circuito che fa tutto. Dalla trasmissione del "click" per accendere la freccia, agli altoparlanti audio, al funzionamento dei freni ABS, e così via, un singolo processore fa tutto. Tutto ciò che è elettrico può essere rivisto ri-programmando il computer centrale. La ragione per cui Tesla può continuare a produrre auto durante la carenza di chip è perché può sostituire un chip che scarseggia con un altro e semplicemente riprogrammare il computer sulle caratteristiche del nuovo chip. Secondo l'articolo, quei produttori che non possono o non vogliono fare la transizione si ritireranno o falliranno perché il design del "processore centrale" è più economico da costruire, più economico da modificare e può anche fornire un software completo di guida autonoma. Et voilà, non è sempre colpa dei cinesi che avrebbero sbagliato le previsioni o chiuso le fabbriche durante il periodo della pandemia. |
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